venerdì 17 settembre 2010

TURISMO BELLICO


Il suo nome dice poco al grande pubblico, nonostante Eduard Savenko, conosciuto con l’alias di Limonov, 67 anni, abbia vissuto per qualche tempo anche a Roma e pubblicato alcuni dei suoi 28 romanzi in italiano. Di questo scrittore e poeta russo dalle molteplici sfaccettature, teorico del nazi-bolscevismo da curva, ci interessa la meno esplorata. Quella del turista. Un turista dedito a un turismo molto particolare, ai confini col tappeto sotto cui si seppelliscono molto spesso fatti sostanzialmente inaccettabili: le leggende metropolitane. Ai turisti come Eduard Limonov non ritirano le valige in albergo quando giungono a destinazione, casomai gliele consegnano. E si capirà presto perché. Il leader di un partito (il PNB, nazional-bolscevico) che si segnalò a San Pietroburgo per il pestaggio di alcuni immigrati coreani e a Mosca per il boicottaggio dei film di James Bond, è a suo modo un pioniere del diporto estremo, oltre il turismo sessuale, o i viaggi tra Moldavia, India, Turchia e Santo Domingo alla ricerca di un rene di ricambio. Il turismo di guerra.

Durante l’assedio di Sarajevo, il più lungo nella storia dei conflitti bellici moderni (dal 5 aprile 1992 al 26 febbraio 1996), le sirene del turismo di guerra avrebbero richiamato “clienti” da tutta Europa. Si parlava di una certa agenzia in Austria, che non poteva naturalmente permettersi inserzioni pubblicitarie su quotidiani e tivù, ma sapeva reclutare chi fosse in cerca di emozioni più forti di una battuta al cinghiale. Fandonie come i coccodrilli nelle fogne di New York?

L’offerta Sarajevo era all inclusive. Veniva garantita la possibilità di sparare sulla città e sugli esseri umani che la popolavano dall'alto, da posizione sicura e privilegiata, cioè direttamente dal Monte Igman, alle spalle dell'aeroporto. Non sempre si poteva pretendere il privilegio di avere Radovan Karadzic per guida, ma a Limonov è capitato. Del resto l’incontro datato 1995 con Karadzic era anche una straordinaria occasione di confronto tra colleghi, perché pure lo psichiatra che ora è sotto processo per genocidio, dopo 13 anni di latitanza, scriveva poesie e riceveva premi letterari. Chi fosse alla ricerca di emozioni ancora più forti, perché in fondo il tiro dal Monte Igman era un esercizio da pantofolai, comodo e un po’ alla cieca, nel pacchetto all inclusive si dava la possibilità di vivere la quotidianità dell’assedio sparando sulla gente guardandola negli occhi, donne o bambini che fossero, dagli snipers’ nest, le postazioni dei cecchini situate nel versante est, di fronte alle torri gemelle dell’Holiday Inn che si notano anche nella clip. Nelle stesse immagini troviamo un Karadzic molto “casalingo” e dolce, col cucciolo di pastore tedesco che giocherella coi lacci dei suoi scarponi al punto di dimenticarsi quasi del tutto del “turista per kalashnikov” Eduard Limonov, il tizio in giacca di pelle scura, con l’aspetto a metà strada tra il generale Jaruzelski e Maurizio Arceri dei Krisma. Anche i personaggi di contorno nel video dimostrano di apprezzare la buona poesia. È sempre andata fortissimo dalle parti di Sarajevo.

Lorenzo Sani

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